Celati silenzi
Il frastuono dei giorni, il caos dei suoni, la sovrabbondanza di immagini, molte delle quali generate appositamente per essere scioccanti. Forse mai come in questi tempi il silenzio è d’oro, prezioso come un metallo raro, nobile e incorruttibile, e tanto difficile da trovare. Accade allora che quando si arrivi anche solamente a percepirne una traccia, tale dimensione diventi una zona franca da rispettare e preservare come un tesoro nascosto. Il tempo si ferma e la mente può finalmente assaporare e non trangugiare… Questo flusso di pensieri ci sorprende dinnanzi alle figure di Lamberto Melina, nelle quali ci specchiamo e ci perdiamo, con la sensazione di esserci accostati all’alter ego dell’artista ma anche di noi spettatori. Il lavoro è un mistero in divenire per lo stesso autore, viene lasciato coperto sino all’ultimo, sino a quando avviene il vero e proprio svelamento dell’opera compiuta. La missione dell’artista – ci confida Melina in occasione di un nostro incontro – è quella di essere un mediatore tra mondi paralleli, diversi, che sfuggono alle persone e ai sensi, egli è chiamato a tradurre in simboli, metafore e suoni questi “altri” mondi. Se la “Fontana” di Duchamp ha, a parere di Melina, “distrutto i simboli e la capacità simbolica dell’arte”, la risposta dell’artista è una pittura che sfida continuamente la perfezione, in una contesa che è dettata dall’esigenza di produrre una Bellezza che permetta di trasmettere nel migliore dei modi il Simbolo. E il viatico per