Della mia arte

Molte volte mi è stato chiesto “cosa è l’arte”. Per molto tempo ho dato risposte concettuali, complesse, farragginose, create appositamente per nascondere la mia “ignoranza” e in sostanza per non rispondere. Poi un giorno decisi di smettere di ingannarmi pensando di sapere cosa stessi facendo mentre mi trastullavo con pennelli e matite, e cercai la “vera” risposta. La pensai ascoltando. Certo, perché troppo mi ero circondato di pensieri. Pensatori d’ogni tempo hanno descritto, eviscerato, scarnificato, appiattito, svilito, esaltato il concetto di ARTE. Ma la ragione non può afferrare ciò che per definizione è irrazionale o meglio non raziocinante. Così tutti costoro avevano creato delle straordinarie costruzioni intellettuali, dei castelli mirabolanti e perfetti per incasellare in un concetto gli atti, senza però intuire che ciò che si doveva “pensare” non era il risultato, bensì il momento generante, ciò che definiva il principio creatore, il motore primo. Mi misi ad ascoltare dunque. Di cuore, di cervello, d’umore, finanche di spirito. E, d’un tratto mi sovvenne una parola: sfrondare. Questo fanno gli artisti mi dissi . Questo è in sostanza il fare arte. Si prende una realtà, la si sfronda dalle cose che si ritengono inutili e si propone quello che noi pensiamo o sentiamo in relazione a quella realtà. Questo agire l’arte, in apparenza sembra semplicistico, ma in realtà è molto articolato, perché i piani in cui avviene la “sfrondatura” sono innumerevoli e tutti tra loro intrecciati. In ogni opera entrano delle

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Dei volti

In un volto si connaturano i significati della vita. Bellezza, sensualità, intelligenza, armonia e spiritualità vengono colti immediatamente, guardando un volto. Negli anni ho scoperto che gli sguardi dipinti nelle mie opere sono le porte per entrare in un mondo intimistico straordinario e poetico. Ancor più rispetto alla presenza reale di un essere umano, perché in questo caso le vibrazioni della vita deviano il processo di apertura e lettura. In sostanza l’immagine pittorica di un volto diviene specchio ed alterego di chi guarda, perché esso non porta con sé una vita altra, fatta di esperienze estranee a chi guarda, ma ripresenta migliorata e armonizzata la vita stessa dell’osservatore, che vi immette le proprie esperienze risolte nella bellezza e nell’equilibrio. Inoltre il fatto che io dipinga volti inespressivi che semplicemente “guardano” chi li guarda, fa sì che l’osservatore vi inscriva di volta in volta i suoi umori, contribuendo a mantenere l’opera viva e dialogante, aperta a sviluppi e cambiamenti che non possono che essere positivi. Per questo i volti hanno spesso gli occhi chiari, simbolo arcano di trasparenza spirituale, e spesso non sono rivolti verso chi guarda, ma sono raffigurati di tre quarti, come se poco prima guardassero altrove e solo ora, accorgendosi della nostra presenza abbiano diretto gli occhi verso di noi. Questi due fattori uniti fanno sì che lo sguardo sia un invito subliminale e rivolto alla nostra coscienza profonda (non quella razionale) al mutare la via, verso un

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Dei simboli in arte

Ogni opera umana ha un significato che va oltre il suo mero utilizzo. Una cattedrale è ben più di un ammasso di pietre, un’automobile è ben più di un mezzo di trasporto. A maggior ragione un’opera d’arte, che nasce già con l’intento di essere più di una rappresentazione oggettiva di una realtà personale, innerva una molteplicità di significati. E dico molteplicità perché a meno che l’artista non abbia una coscienza estremamente espansa, alla stregua di un maestro spirituale, inevitabilmente in un’opera si installano una sequela concatenata si simbologie significanti che l’artista stesso inserisce inconsapevolmente. Ma andiamo a monte della storia dell’arte del secolo scorso. Mondrian. Con la sua opera ha dimostrato che la nostra mente è in grado di sintetizzare delle forme in archetipi. E’ cioè in grado di cogliere quelle strutture profonde che sottendono il reale e che determinano gli elementi portanti su cui si sovrappongono le manifestazioni delle diverse culture. Sintetizzare un albero significa evidenziarne le linee essenziali senza le quali non sarebbe più un albero. Sintetizzare una vita è ricavare dal senso della vita una struttura senza la quale la vita più non sarebbe. Dalle evidenze ermeneutiche dei grandi artisti dei primi anni del secolo scorso, possiamo ricavare che la realtà tutta è sintetizzabile in forme e strutture sintetiche piuttosto che geometriche. Ovviamente queste evidenze erano già state studiate dai padri filosofi della Grecia antica; Democrito, Platone, Aristotele ne avevano diffusamente trattato. Ed anche le culture orientali

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